APOLLONIA STRIANO
Il poeta Alfonso Gatto affermava che «nel
Sud i fantasmi sono innocenti. Se hanno subito un torto, se furono
esposti all'offesa o colti dall'insidia ignari nel sonno, il loro
ritorno nei tempi e sui luoghi ha il segno di questa pace turbata che
essi cercano di ricomporre. Se vanno in cerca di pace e di quiete,
come possono turbarci?» Da questa riflessione è stato tratto il
suggestivo titolo dell'ultimo romanzo (edito da Rogiosi) di Maria
Gargotta, studiosa di letteratura e scrittrice, che si sviluppa tra gli
elementi del giallo, del noir, del fantastico. A suo modo, innocente è
il fantasma della bellissima Giuditta Guastamacchia, realmente
giustiziata nel 1800 per aver progettato e fatto compiere il cruento
delitto del giovane marito. Il vero caso della "impiccata della
Vicaria", le cui carte processuali furono distrutte in epoca borbonica, è
rimasto a lungo sedimentato nell'immaginario dei napoletani. E tuttavia
la storia di questa donna spietata e affascinante, capace di piegare al
suo volere gli uomini incontrati nella sua vita, si presta ad altre
possibili letture. Su questa vicenda si è innestata l'invenzione
narrativa della Gargotta, che si è spinta ad indagare le ragioni della
ferocia di Giuditta, fino a ricostruire il suo possibile passato. Ne ha
immaginato il tormentato fantasma, che, incapace di staccarsi dai luoghi
della sua tragedia, interloquisce, silenzioso e perentorio, con gli
avvocati e i magistrati che si avvicendando in Castel Capuano.
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martedì 21 marzo 2017
giovedì 16 marzo 2017
Il grande intrigo
Il caso Moro
Sono stati - e sono destinati a restare - i 55 giorni più misteriosi dell’intera storia dell’Italia repubblicana. Ancora oggi, a distanza di trentanove anni, soltanto rievocare il caso Moro vuol dire preparasi ad entrare in un ramificato tunnel di segreti e interrogativi, di domande senza risposta e di inconfessabili trame. Il tempo che corre non solo ci allontana dalla completa verità sulla strage di via Fani, la lunga detenzione di un uomo politico di primo piano e la sua orrenda fine, ma rende tutto più complesso. Il trascorrere degli anni che sempre più ci fa apparire lontano quel tragico evento, anziché semplificare il quadro di insieme della vicenda, tende ad aggiungere nuovi tasselli ad un mosaico che appare ormai infinito. Aldo Moro, presidente della DC, per almeno vent’anni personaggio centrale della politica italiana, viene sequestrato da un commando delle Brigate Rosse il 16 marzo 1978, in via Fani a Roma, alla vigilia del voto parlamentare che – per la prima volta dal 1947 - sancisce l’ingresso del partito comunista nella maggioranza di governo. Per rapirlo la sua scorta, composta da cinque uomini, viene sterminata.
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Sono stati - e sono destinati a restare - i 55 giorni più misteriosi dell’intera storia dell’Italia repubblicana. Ancora oggi, a distanza di trentanove anni, soltanto rievocare il caso Moro vuol dire preparasi ad entrare in un ramificato tunnel di segreti e interrogativi, di domande senza risposta e di inconfessabili trame. Il tempo che corre non solo ci allontana dalla completa verità sulla strage di via Fani, la lunga detenzione di un uomo politico di primo piano e la sua orrenda fine, ma rende tutto più complesso. Il trascorrere degli anni che sempre più ci fa apparire lontano quel tragico evento, anziché semplificare il quadro di insieme della vicenda, tende ad aggiungere nuovi tasselli ad un mosaico che appare ormai infinito. Aldo Moro, presidente della DC, per almeno vent’anni personaggio centrale della politica italiana, viene sequestrato da un commando delle Brigate Rosse il 16 marzo 1978, in via Fani a Roma, alla vigilia del voto parlamentare che – per la prima volta dal 1947 - sancisce l’ingresso del partito comunista nella maggioranza di governo. Per rapirlo la sua scorta, composta da cinque uomini, viene sterminata.
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Il 9 maggio 1978 fu ritrovato il corpo dello statista democristiano in via Caetani a Roma. Ma sulla sua morte ci sono ancora troppe cose da chiarire |
domenica 12 marzo 2017
Il Ponte del diavolo è un cerchio perfetto su un fiume della Sassonia
Noemi Penna
Siamo nell'Azalea and Rhododendron Park Kromlau, nel cuore della Sassonia, e questo ponte è stato appositamente costruito per creare un cerchio perfetto quando si riflette in acqua. E' stato commissionato nel 1860 dal cavaliere Friedrich Hermann Rotschke ed è stato costruito con il basalto dalle cave svizzere.
Rotschke era proprietario dell’intera zona ed è stato sempre lui a finanziare l'intero parco, dove ha fatto piantare migliaia di esemplari di azalee e rododendri che sbocciano ancora oggi, sempre nel mese di maggio. Avendo dei gusti ben diversi dai suoi contemporanei, il cavaliere non volle un ponte usale, bensì un passaggio senza passamano né barriere, decisamente diverso dalle tipologie architettoniche ottocentesche.
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C'è un misterioso cerchio di ghiaccio che ruota in un fiume
mercoledì 8 marzo 2017
I delitti del mostro di Foligno
E' domenica pomeriggio. Domenica 4 ottobre 1992. Il piccolo Simone Allegretti,
quattro anni, figlio del gestore di un distributore di benzina,
scompare a Maceratola, nella campagna tra Foligno e Bevagna, in Umbria.
Comincia una disperata ricerca ed un dramma, quello che vedrà come
protagonista il cosidetto mostro di Foligno, destinato a concludersi
soltanto nove mesi dpo con un bilancio atroce: due bambini assassinati.
Il cadavere di Simone,
nudo, coperto di sangue, soffocato e poi accoltellato alla gola, viene
trovato due giorni dopo in una scarpata nei boschi del folignate. Poco
prima, in una cabina telefonica di Foligno, era stato trovato un
biglietto: lo firma “Il mostro”, è scritto con il normografo su di un foglio bianco.
Dice: “Aiuto!
Aiutatemi per favore. Il 4 ottobre ho commesso un omicidio. Sono
pentíto ora anche se non mi fermerò qui. Il corpo di Simone si trova
vicino alla strada che collega Casale (fraz. di Foligno) e Scopoli. E’
nudo e non ha l'orologio con cinturino nero e quadrante bianco”.
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lunedì 6 marzo 2017
Il delitto dell'uomo in blu
Il corpo di Christa Wanninger, una giovane ragazza
tedesca di 23 anni, trafitto da venti coltellate, viene trovato il 2
maggio del 1963 a Roma, al quarto piano di uno stabile in via Emilia, a
pochi passi da via Veneto e proprio sull'ingresso dell'abitazione di
una amica della vittima, Gerda Hoddap. Per anni viene ricercato, quale
responsabile del delitto, un misterioso ''uomo in blu'', incontrato da
diversi inquilini mentre scendeva le scale.
Dieci mesi dopo il delitto, quando
le indagini non riescono ad avere uno sbocco, un giornalista del
quotidiano Momento sera, riceve una telefonata da uno sconosciuto, poi
identificato per il pittore Guido Pierri, che gli offre clamorose
rivelazioni sul delitto in cambio di cinque milioni di lire.
Pierri viene fermato dalla polizia
ed accusato di tentativo di estorsione. Nella sua abitazione, durante
una perquisizione, viene però trovato un diario sul quale era stato
descritto un delitto che aveva straordinari punti di coincidenza con
l'uccisione della Wanninger. Ma per il momento il pittore viene
giudicato e condannato soltanto per il tentativo di estorsione.
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domenica 5 marzo 2017
1955 La decapitata di Castelgandolfo
Antonietta Longo (Archivio Il Messaggero) |
Correva l'anno 1955. Il 10 luglio,
sulle rive del lago di Castelgandolfo – da sempre residenza estiva
papale – sotto un tappeto di giornali recanti la data di cinque giorni
prima, viene scoperto il cadavere nudo di una donna, età indefinibile,
compresa – stabilirono i periti (sbagliando) - tra i 18 e i 26 anni,
statura approssimativa: 1 metro e 60. Unico segno di riconoscimento: un
orologino da polso marca Zeus. Null'altro: neppure la testa.
Comincia così uno dei più misteriosi casi di nera della storia italiana del dopoguerra. La storia della decapitata di Castelgandolfo.
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sabato 4 marzo 2017
Irlanda, confermata la presenza di 800 bimbi sepolti nell’istituto delle suore di Tuam
La struttura era gestita dalle religiose del Bon Secour ed è stata attiva tra il 1925 e il 1961. La ministra dell'Infanzia Katherine Zappone: "Prima avevamo soltanto dei sospetti. Ora abbiamo la certezza"
Tutto è partito dai documenti rinvenuti dalla ricercatrice Catherine Corless sulle morti infantili presso la struttura di Tuam, nella contea di Galway. Aveva scoperto una fossa comune con i cadaveri di centinaia di feti, neonati e bambini. E oggi arriva la conferma della Commission on Mother and Baby Homes, che ha svolto l’inchiesta sulle case per ragazze madri e orfani gestite da religiose.
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venerdì 3 marzo 2017
Medjugorje, Monsignor Peric: le apparizioni non sono autentiche
Medjugorje divide la Chiesa fra scettici e mistici: le apparizioni della Vergine potrebbero essere manipolazioni a scopo di lucro.
Gli aspetti più trascendentali della religione e le esperienze visionarie dei fedeli sono senz’altro appassionanti. La mancanza di una spiegazione conosciuta di miracoli e apparizioni ci destabilizza sempre un po’ e contribuisce a creare uno zoccolo duro di persone pronte a seguire i presunti segnali divini senza troppe obiezioni.
Non è un caso dunque che i luoghi di culto permeati da tanto misticismo come Medjugorje siano ogni anno meta di migliaia di pellegrini che cercano risposte, segni di Dio o della Madonna. Le apparizioni nella cittadina bosniaca sembra siano iniziate nel 1981, il 24 giugno per l’esattezza. Da allora le testimonianze dei fedeli che sono entrati in contatto con la Vergine sono arrivate a sei. Il clima però non è del tutto conciliante, tanto che il Papa ha deciso di inviare un messo per conoscere la situazione pastorale della diocesi di Mostar, il cui vescovo è lo scettico Ratko Peric.
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giovedì 2 marzo 2017
La morte di Wilma Montesi, il primo delitto mediatico
Il luogo dove venne trovato il cadavere di Wilma Montesi |
Sabato 11 aprile 1953, vigilia di Pasqua. Il
cadavere di Wilma Montesi, 21 anni, una bella ragazza romana, viene
trovato sulla spiaggia di Torvajanica, in località Capocotta, una zona
balneare non distante da Roma. Il corpo non presenta segni di violenza
ed è completamente vestito (se non fosse per la mancanza di un
reggicalze, delle calze e delle scarpe). Le cause della morte non sono
chiare: l’autopsia parla, genericamente - e quindi sollevando mille
sospetti - di una sincope dovuta ad un pediluvio.
Di famiglia modesta, ma tranquilla, Wilma Montesi era fidanzata e stava preparandosi al matrimonio. Testimoni raccontano di aver visto la ragazza sul trenino che collega Roma ad Ostia, un’altra località balneare, ma distante alcuni chilometri da Torvajanica. Difficile spiegare come il cadavere della ragazza abbia percorso quella distanza. La spiegazione che tentano gli investigatori - anche questa piuttosto alambiccata - parla di un gioco di correnti marine. E non fa altro che alimentare altri sospetti.
Trascorrono alcuni mesi, la vicenda è quasi dimenticata quando un piccolo settimanale scandalistico, Attualità , diretto da un giovane giornalista, Silvano Muto, il 6 ottobre 1953 riporta a galla, in forma generica, un intrigo di sospetti e di accuse che in primavera, attorno al mistero di Torvajanica, aveva attraversato le redazioni di diversi quotidiani, senza mai trovare lo sbocco della pubblicazione. Si trattava, infatti, solo di voci create ad arte: Wilma Montesi sarebbe morta, forse per overdose di droga, forse per un semplice malore, durante un’orgia, in una villa del marchese Ugo Montagna, alla quale avrebbe preso parte il musicista Piero Piccioni, figlio di un importante notabile democristiano, il già ministro degli Esteri Attilio Piccioni, destinato ad ereditare da Alcide De Gasperi la leadership della Democrazia Cristiana, il più importante partito di governo.
Da questo momento il caso Montesi non è più un caso giudiziario, ma diventa un affare politico: dietro la morte della ragazza si scatena la più grande faida mediatico-politica per la conquista del potere interno alla DC.
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martedì 28 febbraio 2017
C’è un complotto mondiale? Sì, è un troll!
Ormai dall’11 settembre, ogni qualvolta il mondo è scosso da un
avvenimento sconvolgente tanto quanto mediatico, si alzano sempre più
rapide e prive di fondamento le voci del complottismo. Non è sbagliato
l’atteggiamento di cautela e oculata selezione delle informazioni e
delle versioni “ufficiali” di tali avvenimenti, naturalmente, ma la
frammentazione in ipotesi sempre più balzane delle possibili versioni
dei fatti, non può che fare comodo a un potere che (non sempre) ha la
necessità di nascondere verità scomode, come lo sfruttamento dell’uomo,
delle risorse umane e certi contatti diplomatici internazionali. Perché
se è chiaro che tutto è stato nascosto molto bene nei casi di Ustica,
piazza Fontana o Ilaria Alpi, non possiamo pretendere che dietro a ogni
avvenimento ci sia una cospirazione. Questa si chiama paranoia.
Non intendo qui parlare male del complottismo tout-court, anzi vorrei difendere chi analizza in modio serio e circostanziano, non parziale, le informazioni disponibili. Ma mi pare necessario denunciare e mettere in guardia sia i complottisti seri, sia i non complottisti (i cosiddetti “mainstream”), che da qualche anno si sta diffondendo in rete la presenza di troll (vedere definizione su wikipedia), quindi falsi complottisti in cerca di polemiche e visualizzazioni fini a se stesse che non fanno che diffondere le tesi di faziosi complottisti d’assalto (che del resto sono anche loro stessi Troll, in quanto il loro scopo è focalizzare l’attenzione mediatica su se stessi, le loro “non teorie” e le loro pubblicazioni a scopo di lucro).
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Non intendo qui parlare male del complottismo tout-court, anzi vorrei difendere chi analizza in modio serio e circostanziano, non parziale, le informazioni disponibili. Ma mi pare necessario denunciare e mettere in guardia sia i complottisti seri, sia i non complottisti (i cosiddetti “mainstream”), che da qualche anno si sta diffondendo in rete la presenza di troll (vedere definizione su wikipedia), quindi falsi complottisti in cerca di polemiche e visualizzazioni fini a se stesse che non fanno che diffondere le tesi di faziosi complottisti d’assalto (che del resto sono anche loro stessi Troll, in quanto il loro scopo è focalizzare l’attenzione mediatica su se stessi, le loro “non teorie” e le loro pubblicazioni a scopo di lucro).
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Chi è davvero Adam Kadmon?
sabato 25 febbraio 2017
Filippine, spunta 'mostro' marino: la carcassa è un mistero scientifico
Una creatura misteriosa, forse una balena o
un dugongo in decomposizione, è apparsa nel mare delle Filippine. Il
mammifero, lungo più di sei metri, è stato ritrovato a Cadainao,
nell'isola di Dinagat. Le immagini sono diventate immediatamente virali
nell'arcipelago asiatico perché una leggenda locale lega la comparsa di
animali marini misteriosi a un imminente terremoto.
Video
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giovedì 23 febbraio 2017
Paesi fantasma e villaggi abbandonati parte VII: Reneuzzi
Dossier Villaggi fantasma Parte VII.
Questa volta parliamo di un paese nella parte più remota della Val Borbera, in provincia di Alessandria, ma non lontano dal confine ligure e da luoghi di cui abbiamo già parlato per altri motivi (come la Val Boreca). Si tratta di uno dei molti paesi abbandonati dell’Appennino, ma le sue particolarità lo differenziano dalla maggioranza degli altri paesi, sia perché si tratta di un paese con tanto di chiesa e cimitero (e quindi non una semplice frazione), ma soprattutto perché il suo nome è legato a un tragico fatto di cronaca sanguinario e alle apparizioni di un fantasma.
Stiamo parlando di Reneuzzi. Renèuzi, Renèusi o Renéixi in dialetto, si tratta di uno dei tanti paesi svuotati a causa dell’immigrazione del Secondo dopoguerra degli abitanti verso le città (o l’America) a causa del boom economico italiano e la nuova spinta industriale. Il paese conta quattro famiglie dopo il 1945, nel 1954 sono rimasti 18 abitanti, nel 1960 se ne contano solo 4. Tra questi c’è Davide Bellomo, un trentenne, probabilmente fidanzato con la cugina ventenne Maria Franco (detta Mariuccia) del paese vicino (oggi anch’esso disabitato) di Ferrazza.
Nel 1961 Devide Bellomo rimane l’unico abitante di Reneuzzi e scopre con orrore che la famiglia di Maria vuole trasferirsi via dalla Valle.
Questa volta parliamo di un paese nella parte più remota della Val Borbera, in provincia di Alessandria, ma non lontano dal confine ligure e da luoghi di cui abbiamo già parlato per altri motivi (come la Val Boreca). Si tratta di uno dei molti paesi abbandonati dell’Appennino, ma le sue particolarità lo differenziano dalla maggioranza degli altri paesi, sia perché si tratta di un paese con tanto di chiesa e cimitero (e quindi non una semplice frazione), ma soprattutto perché il suo nome è legato a un tragico fatto di cronaca sanguinario e alle apparizioni di un fantasma.
Stiamo parlando di Reneuzzi. Renèuzi, Renèusi o Renéixi in dialetto, si tratta di uno dei tanti paesi svuotati a causa dell’immigrazione del Secondo dopoguerra degli abitanti verso le città (o l’America) a causa del boom economico italiano e la nuova spinta industriale. Il paese conta quattro famiglie dopo il 1945, nel 1954 sono rimasti 18 abitanti, nel 1960 se ne contano solo 4. Tra questi c’è Davide Bellomo, un trentenne, probabilmente fidanzato con la cugina ventenne Maria Franco (detta Mariuccia) del paese vicino (oggi anch’esso disabitato) di Ferrazza.
Nel 1961 Devide Bellomo rimane l’unico abitante di Reneuzzi e scopre con orrore che la famiglia di Maria vuole trasferirsi via dalla Valle.
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