mercoledì 15 febbraio 2017

Il mistero dei Cerchi delle fate della Namibia potrebbe finalmente avere una spiegazione

Il mistero dei Cerchi delle fate della Namibia finalmente potrebbe avere un perché. Per anni queste formazioni di sabbia perfettamente circolari sparse in tutta la regione hanno alimentato leggende e teorie più disparate. Le popolazioni del sud dell'Angola ritengono siano le orme lasciati degli déi in visita sulla Terra. C'è chi li ha paragonati ai crop circle, i cerchi nel grano. E pure chi ha puntato il dito contro degli affamati roditori con la precisione di Giotto.

E invece a creare questi bizzarri anelli che vanno dai due ai 12 metri di diametro contornati da un'alta frangia di erba pare siano le stesse piante che li circondano, non certo gli alieni. Una vegetazione molto «assetata» che cresce mettendo in competizione radice contro radice: un «braccio di ferro» che crea questa serie di enormi cicatrici nel deserto del Namib, anche con lo zampino delle termiti.

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lunedì 13 febbraio 2017

Giordania, scoperti 2000 disegni visibili solo dal satellite


Se le linee di Nazca, nel Sud del Perù, risalgono al periodo che va dal 300 a.C. e il 500 d.C., la scoperta che è stata fatta in Giordania è ancora più antica.

Dal satellite sono state scattate delle fotografie che mostrano alcuni giganteschi geroglifici. Talmente grandi che, da terra, l’occhio umano non è in grado di percepirli, ma che sono ben visibili dall’alto, a distanza di chilometri.

Scoperti durante la Prima Guerra Mondiale, solo secondo recenti studi risultano essere più antichi delle linee di Nazca.

Con l’impiego della cosiddetta luminescenza otticamente stimolata (OSL – Optically stimulated luminescence), gli archeologi hanno scoperto che una di queste ruote risale a 8500 anni fa, mentre un’altra, se pur risalente alla stessa epoca, risulta essere stata “ristrutturata” circa 5500 anni fa.
Di diverse forme e dimensioni, questi ‘segni’ si estendono dalla Siria allo Yemen e rappresentano un vero rompicapo per scienziati e archeologi.

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mercoledì 8 febbraio 2017

Il delitto di Arce

L'omicidio di Serena Mollicone


Una ragazza viene trovata morta, legata mani e piedi, in un bosco. Un carrozziere trascorre 17 mesi in carcere per essere poi assolto. Un carabiniere si suicida dopo aver rilasciato clamorose dichiarazioni agli inquirenti. E’ la vicenda meglio conosciuta come il delitto di Arce, un piccolo paesino della Ciociaria vicino Sora. Ne abbiamo parlato a Diritto di Cronaca. 

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lunedì 6 febbraio 2017

Il delitto di Via Poma

29 coltellate per Simonetta Cesaroni


Simonetta Cesaroni, una bella ragazza di 21 anni, figlia di un dipendente dell’azienda tranviaria comunale, viene trovata senza vita attorno alle 22 e 30 di martedì 7 agosto 1990 a Roma, in via Poma 2, quartiere Prati, dove lavorava come segretaria dell'AIAG, l’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù.
A scoprire la tragedia sono la sorella Claudia, il di lei fidanzato, il suo datore di lavoro e la moglie di Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile.
Il corpo della ragazza giace in una stanza, supino, le gambe divaricate, senza mutandine, il reggiseno sollevato, trafitto con 29 colpi d'arma bianca al volto, alla gola, al tronco ed al basso ventre. L’arma utilizzata per il delitto - mai ritrovata - è, probabilmente, un tagliacarte. La tempia destra presenta un'ecchimosi, come se fosse stata colpita da un violentissimo schiaffo a mano aperta. Sul seno ha un morso. Il corpo di Simonetta è seminudo, ma la ragazza non è stata violentata. L'assassino ha portato via, i suoi pantaloni, gli slip e la maglietta. Ai piedi ha ancora delle calze bianche.
L’assassino, prima di fuggire, ha cercato di ripulire l’appartamento del sangue di Simonetta. alcuni stracci vengono ritrovati accuratamente sciacquati, strizzati e rimessi al loro posto. Un gesto che può fare solo chi è intenzionato a spostare il cadavere da quell’appartamento anche perchè, molto probabilmente, lo stesso assassino a quell’appartamento è in qualche modo legato. 

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venerdì 3 febbraio 2017

L'omicidio di Nada Cella, un delitto senza perchè

E’ il 6 maggio 1996. Sono da poco passate le 9.00. Nada Cella, impiegata 24enne,  viene trovata barbaramente assassinata nell’ufficio del suo datore di lavoro, il commercialista Marco Soracco, a Chiavari (GE).

La ragazza aveva appena aperto l’ufficio e acceso il computer. Presumibilmente, il suo assassino ha suonato alla porta e Nada, tranquilla, lo ha fatto entrare: la ragazza viene trovata con la testa fracassata da un oggetto contundente che - come spesso accade nei delitti di difficile soluzione - non sarà  mai trovato.

E’ lo stesso Soracco a trovare la ragazza in fin di vita. La corsa al reparto rianimazione dell’ospedale S. Martino è inutile: Nada muore sei ore più tardi.

Sono i medici che soccorrono Nada a stabilire che la ragazza è stata vittima di una aggressione e non di un incidente, come inizialmente sembrava: scattano le indagini, ma nel frattempo - come purtroppo spesso ancora avviene - la scena del delitto è stata irrimediabilmente inquinata: le tracce di sangue sulle scale del palazzo sono state lavate, così come quelle lasciate nell’ufficio.

Le indagini si concentrano sul più facile dei sospettabili, cioè proprio il datore di lavoro di Nada, Marco Soracco. Il commercialista ha 34 anni, è laureato in economia e commercio e da qualche anno ha aperto a Chiavari uno studio molto avviato. Riservato, educato, scapolo e cattolico, vive con la madre e la zia nello stesso caseggiato dove si trova l’ufficio, al piano superiore. Il padre, scomparso due anni prima, era stato direttore del dazio e quindi responsabile dell’ufficio anagrafe del Comune di Chiavari.

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Il mistero del passo di Dyatlov: la scienza può spiegare il tragico incidente?

La strana morte degli escursionisti dell’incidente del Passo di Dyatlov ha ispirato innumerevoli teorie complottiste. Ma la vera storia di q...